Il lato rosa, il fascino del Brunello, l’ottimismo: la storia di Verbena

Immersa nel verde, tra vigneti, oliveti e dolci colline che fanno da contesto in questo angolo di pace, Verbena è un’azienda contraddistinta da una forte carica femminile. Per 28 anni è stata gestita da Assunta Pascucci e Clara Brigidi, mamma e zia dell’attuale proprietario, Luca Nannetti, che ha preso la guida della proprietà nel 1999 assieme a sua moglie Elena Ferretti. “Assunta e Clara, che lavorano tutt’ora con noi, acquisirono i terreni nel 1972 – racconta Elena Ferretti – anche se la viticoltura è arrivata dopo, la prima annata di Brunello è il 1987. All’epoca c’erano solo due ettari vitati e si producevano 10.000 bottiglie tra Brunello e Rosso di Montalcino, adesso siamo a 13 ettari di cui 6 a Brunello e 60.000 bottiglie annue, la metà di Brunello”.

Verbena si estende su circa 40 ettari tra vigneti, oliveti (2,5 ettari), bosco e seminativo, che verrà in parte riconvertito alla produzione di uva e olio. Il cuore dell’azienda è ad un paio di chilometri a sud-est di Montalcino, a cui si sono aggiunti nel tempo 5 ettari a Castelnuovo dell’Abate e 3 ettari di cui 2 in produzione al Passo del Lume Spento, che Elena ha ereditato da suo nonno. Da questa zona, la più alta del territorio di Montalcino, deriva una selezione di Brunello, appena 2.700 bottiglie. “La prima annata, la 2015, è uscita quest’anno – dice Elena – ha caratteristiche diverse, un’acidità più alta e un Ph più basso. Si chiama Brunello di Montalcino Le Pope, un termine montalcinese che utilizzava mio nonno per chiamare noi nipoti”.

Elena Ferretti, in azienda, si occupa del lato commerciale e del rapporto con i clienti. L’accoglienza, a Verbena, è sempre stato un settore centrale. Nel 1994 la famiglia acquista un vecchio seminario del XVIII secolo a 500 metri dalla sede aziendale e lo ha trasformato in agriturismo. “Abbiamo clienti abituali, si è istaurato un rapporto di amicizia. Sono soprattutto danesi, austriaci, tedeschi, e da agosto italiani”. L’export, che vale il 70%, è rivolto a Usa, Canada, Nord Europa e anche l’Est, tra Cina, Hong Kong e Giappone. “Da marzo a maggio il mercato si è fermato, ma adesso verso l’estero è ripreso e sono relativamente contenta. Voglio essere fiduciosa, dobbiamo esserlo”. L’ottimismo, insomma, non manca. Anche perché di recente è entrata in azienda la figlia Martina, 20 anni, terza generazione di famiglia. “È appena diventata enotecnico all’Istituto Agrario di Siena e si è già inserita – conclude Elena – sin dall’inizio non ha avuto dubbi su quale strada scegliere, e ci fa enormemente piacere”.