La qualità e anche questione di precisione: La Poderina, il “gioiellino” di Tenute del Cerro

Un’azienda dove il futuro viaggia nel presente al servizio della tradizione. Parliamo de La Poderina, il “gioiellino” di Tenute del Cerro, espressione agricola di UnipolSai che conta complessivamente cinque aziende di cui quattro vitivinicole. La Poderina si estende su una superficie di 55 ettari (quelli vitati sono 40 di cui 15 a Brunello) in una delle zone più pregiate della collina di Montalcino. “Ci troviamo di fronte all’Abbazia di Sant’Antimo – spiega il direttore generale Antonio Donato – La Poderina è il nostro “gioiellino”, non ha dimensioni enormi ma si affaccia tra le posizioni più belle e strategiche del territorio. Le vigne sono tutte intorno alla tenuta”. La produzione annua si aggira intorno alle 60.000 bottiglie di Brunello di Montalcino e alle 200.000 di Rosso di Montalcino. L’export va per la maggiore (70%) con Stati Uniti ed Asia che rappresentano i mercati principali de La Poderina. Gli investimenti non sono mai mancati e continueranno, segno di un’attenzione costante da parte della proprietà ad alzare sempre di più l’asticella qualitativa di un’azienda già molto solida e dalle grandi potenzialità.

La cantina è stata oggetto di un investimento importante già dal 2015 con un intervento significativo per la barricaia, la bottaia e la parte strutturale. Adesso in cantiere c’è la parte legata alla vinificazione che si concluderà con la prossima vendemmia. All’interno de La Poderina ci sono anche due appartamenti, per vivere una vacanza in mezzo alla natura e alle bellezze di questa terra, il wine-shop e l’area degustazione. Una proprietà che crede molto nel settore del vino, su cui ha puntato da tempo, e che ha in mente un brillante futuro per la tenuta di Montalcino . “Per noi è il fiore all’occhiello – continua Donato – parliamo di una denominazione tra le più importanti a livello mondiale. Puntiamo tutto sulla qualità, le rese sono basse (60 quintali per ettaro ndr), abbiamo grande attenzione per il territorio e l’ambiente. Andremo verso il biologico, miriamo ad ottenere la certificazione entro cinque anni al massimo. Inoltre per La Poderina abbiamo cucito un progetto legato all’agricoltura di precisione per avere una visione empirica, calcolata e matematica del suolo. Sarà questo il vero futuro”.

Benvenuti nella viticoltura 4.0 ma l’azienda, allo stesso tempo, non dimentica la storia producendo un pregiato Moscadello. “Vogliamo mantenere l’origine della denominazione, ne facciamo pochissime bottiglie ma è davvero molto apprezzato. Cosa dovrà fare il Brunello per vincere le prossime sfide? Intanto dico che il Consorzio è stato uno dei principali ambasciatori del vino italiano nel mondo, partiamo perciò da una posizione avvantaggiata. Dal mio punto di vista – conclude Antonio Donato – dico che bisognerà avere una massima attenzione sul tema del biologico, elemento sempre più di maggior interesse sui mercati internazionali. Ma anche di non disperdere il nostro patrimonio andando alla ricerca dei prezzi, il Brunello di Montalcino ha raggiunto livelli alti e un ottimo posizionamento nei mercati: bisogna andare in questa direzione”.