Altesino e il Brunello di Montalcino, un paradiso di eleganza nato dall’amore per il territorio

L’unicità di un territorio come quello di Montalcino è data anche dai suoi protagonisti. Persone ed aziende dal grande amore per questa terra e che, grazie alle idee e al lavoro certosino, riescono a rinnovare una magia che ha davvero pochi eguali al mondo. Altesino è sicuramente un nome importante e di spicco nel panorama produttivo del Brunello, un nome che abbraccia storia ed eccellenza ma proiettato da sempre nel futuro. Perché la storia si costruisce guardando sempre al domani con lungimiranza e coraggio. Altesino è una stella che ha iniziato a brillare nel 1970 in compagnia del “fratello maggiore” Caparzo, un altro fiore all’occhiello del territorio. Tutto nacque grazie alla volontà di dodici amici e industriali milanesi che decisero di investire sulla terra. Passò un anno e ci fu una scissione, Altesino nacque di fatto nel 1972 e sin da subito è stato considerato un gioiello splendente.

La svolta porta una data precisa, 28 dicembre 2001, con l’acquisto da parte di Elisabetta Gnudi Angelini, già proprietaria di Caparzo, che rilevò la tenuta dalla famiglia Consonno. “Fu, se vogliamo, un colpo di mano della mamma – spiega Alessandra Angelini – conoscevamo infatti Claudio Basla e avevamo notato un grande traffico di macchine con targa francese che uscivano da Altesino. Quando mamma scoprì della volontà da parte dei francesi di acquistare l’azienda si mise subito in azione. D’altronde ha sempre considerato la tenuta come qualcosa di molto speciale con dei vigneti unici: non poteva tollerare che la proprietà diventasse straniera, fu molto convincente con la famiglia ed è andata bene. Con Caparzo eravamo i vicini di casa di Altesino, ci piaceva molto come idea quella di allargare la famiglia”.

Altesino con la nuova proprietà ingranò subito la marcia vincente anche se come filosofia rimase quella di sempre pur ingrandendosi grazie ad investimenti importanti. “Ci siamo espansi – continua Alessandra Angelini – i nostri vigneti sono in più zone di Montalcino e questo è un valore aggiunto. Abbiamo costruito la cantina (ultimata nel 2006 ndr) e cercato sempre di utilizzare la tecnologia nel prodotto finale per prevenire piuttosto che impiegare successivamente la chimica per curare”. E l’attenzione all’ambiente e il rispetto per la natura ad Altesino sono veramente di casa: basti pensare alla creazione di un laboratorio interno e alla collaborazione universitaria per monitorare i terreni e i vigneti. Scienza e tecnologia al servizio della qualità, una scelta che sta dando importanti frutti. “Abbiamo sperimentato tante tipologie di trattamenti alternativi per essere il più naturale possibile. Siamo stati i primi a Montalcino a mettere pannelli solari e fotovoltaici, l’obiettivo è quello di azzerare le emissioni di CO2”.

Alessandra e il fratello Igino sono due ingegneri con idee brillanti e tanta passione per quello che fanno: insieme alla mamma guidano una realtà che è diventata un punto di riferimento per l’universo del vino. Altesino è anche una tenuta tutta da scoprire, tra le colline orientali a nord-est di Montalcino svettano le austere mura di Palazzo Altesi che dominano la proprietà. Il Palazzo fu edificato a metà del quindicesimo secolo dalla nobile famiglia toscana Tricerchi, il cui stemma in marmo bianco è ancora visibile incastonato sopra l’antico portone in quercia. Tra i tratti distintivi di Altesino c’è l’eleganza nei propri vini ma anche il gusto e la ricerca per l’innovazione, aspetto che ritorna in tutta la sua storia cinquantenaria: antesignana nella ricerca dell’eccellenza con l’introduzione (era il 1975) del concetto di “cru” con il Brunello di Montalcino Montosoli, le prime sperimentazioni con le barrique nel 1979, la realizzazione nel 1977 della prima grappa di fattoria grazie alla consulenza del mastro distillatore Gioacchino Nannoni. Ma soprattutto Altesino ha capito sin da subito l’importanza di essere una entità unica con il territorio, costruendo un dialogo e un rispetto costante e tangibile che ha dato risultati prestigiosi a livello internazionale.

Altesino oggi conta circa 70 ettari complessivi di cui oltre 50 vitati (25 a Brunello) dopo che è avvenuta l’assegnazione definitiva, ad agosto, di un altro ettaro e mezzo. La produzione totale di Brunello di Montalcino si attesta sulle 130.000 bottiglie, di cui 10.000 del “cru” Montosoli e 6.000 di Riserva. 50.000 invece le bottiglie di Rosso di Montalcino. La “gamma” include anche Igt (rosso e bianco), vin santo, olio extra vergine d’oliva e grappa. L’export assorbe l’80% della produzione con Stati Uniti, Canada, Germania e Danimarca che rappresentano i primi mercati di riferimento. “ Per  noi la parte dell’accoglienza ricopre un ruolo molto importante – continua Angelini – con Banfi siamo stati i primi a crederci. Siamo aperti sette giorni su sette, organizziamo tour in cantina ed essendo sulla Via Francigena abbiamo tanta gente che si ferma qui da noi”.

Non mancano ovviamente le idee per il futuro, anche se la strada è ormai tracciata e va in direzione di una qualità sempre più elevata e di una filosofia che vede nel rispetto e nell’amore per la natura uno dei suoi pilastri. “Con l’acquisizione del nuovo terreno, un vigneto su Montosoli – conclude Alessandra Angelini – stiamo pensando di fare una piccola parte biologica e ‘super naturale’, vedremo comunque come le cose si evolveranno. Il nostro rapporto con Montalcino? Lo definirei molto forte, siamo orgogliosi di aver portato un contributo di innovazione all’interno di una tradizione con pochi eguali”. Sì, proprio un matrimonio perfetto: valeva la pena di brindare italiano…