Con Campogiovanni il Brunello di Montalcino è una questione di storia e di precisione

Realizzare un grande vino è anche una questione di precisione. Lo sanno bene alla Tenuta di Campogiovanni, perla dell’azienda agricola San Felice che brilla nel versante sud-ovest della collina di Montalcino. Una storia, quella di San Felice a Montalcino, nata ormai 40 anni fa e che è stata contrassegnata da una crescita costante all’insegna della qualità. “La tenuta fu acquistata da San Felice nel 1980 – spiega Leonardo Bellaccini, direttore tecnico ed enologo di Campogiovanni – ma la proprietà agli inizi rimase a metà con la famiglia Giovannelli, proprietaria oggi dell’azienda Il Grappolo. La prima vendemmia di San Felice risale al 1984, all’epoca non si arrivava a 10 ettari di vigneto: adesso di ettari vitati ne contiamo 23 di cui 14 destinati alla produzione di Brunello di Montalcino, 4 al Rosso di Montalcino e il resto a Sant’Antimo”.

I vigneti che circondano la cantina sono situati a 260-280 slm con la presenza di almeno tre tipologie di terreno: galestro, argilla e un mix di ciottoli e sabbia in superficie e argilla sotto, un “tesoro” che si trova in zona Quercione dove si produce la Riserva. I vigneti più vecchi hanno circa 50 anni, i nuovi sono stati impiantati dalla metà degli anni ’90. Campogiovanni conta 65 ettari complessivi, oltre a quelli dedicati alle vigne, l’azienda coltiva 2.000 olivi mentre la metà della superficie totale resta boschiva. Nelle annate migliori vengono prodotte 80.000 bottiglie di Brunello di Montalcino e 40.000 di Rosso di Montalcino, l’export copre l’80% della produzione con Stati Uniti, Canada e Russia primi Paesi di riferimento. San Felice ha nel suo dna una precisa filosofia di coltivazione e di produzione che nella tenuta di Campogiovanni si rispecchia nella conservazione di tutto ciò che ha il valore della tradizione ma con uno sguardo sempre rivolto al futuro”.

L’ azienda guarda avanti ed è stata anche tra i pionieri dell’agricoltura di precisione, una scelta maturata circa dieci anni fa e che, aggiunge Bellaccini, “ci permette di avere un approccio simile a quello del vecchio contadino, con l’obiettivo di trovare una migliore uniformità ma anche equilibrio nei i vigneti”. Senza dimenticare che dai vigneti di più lunga data viene fatta una selezione da cui nasce un vino speciale in edizione limitata (1.500 bottiglie), Le viti del ‘76. Presente anche nel Chianti Classico e a Bolgheri, San Felice è una storia che diventa un legame unico con il Sangiovese e che trova in Montalcino, conclude Bellaccini, “un posto di elezione”.