Dal Brunello di Obama al Belgio, passando per innovazione, tradizione e biodiversità: la storia di Poggio Antico

Nel 2012 Barack Obama regalò all’allora presidente della Camera Usa John Boehner, in occasione del suo compleanno, un dono speciale: una bottiglia di Brunello di Montalcino Altero 1997 di Poggio Antico, una delle cantine storiche di Montalcino capace di conquistare in tempi non sospetti, nel 1990, il quarto posto nella Top 100 di Wine Spectator. Non sappiamo se quell’episodio è stato determinante, ma di certo ha favorito l’attenzione di Marcel van Poecke, fondatore di Atlas Invest, compagnia belga attiva soprattutto nel settore dell’energia e del real estate, e grande appassionato dell’Italia e del vino. Nel 2017 van Poecke ha acquistato Poggio Antico, azienda sul versante Sud-Ovest di Montalcino fondata nel 1976 e gestita per oltre trent’anni da una coppia milanese, Paola Gloder e Alberto Montefiori. “Da tempo Marcel cullava il sogno di produrre vini di grande livello, che non è tanto un hobby quanto un ritorno al suo primo amore, visto che è laureato in Scienze Agrarie”, racconta il direttore generale Federico Trost.

Poggio Antico è una tenuta di 200 ettari tra boschi, uliveti, seminativi e vigneti (33 ettari, 26 a Brunello), quest’ultimi divisi in tre zone: I Poggi, Madre e Le Martine. Annualmente vengono prodotte 100.000 bottiglie di cui 65-70.000 tra Brunello annata, Brunello Riserva e Brunello Altero (una selezione delle migliori uve) e 15.000 di Rosso di Montalcino. L’arrivo di van Poecke ha portato a grandi cambiamenti, a cominciare da due analisi dei suoli per raggiungere l’obiettivo della gestione parcellare di ogni vigneto, in modo da permettere ad ogni micro-terroir di esprimere il proprio potenziale al meglio. “Da lì siamo partiti con un piano di ristrutturazione dei vigneti che ci terrà impegnati fino al 2026 – spiega Trost – due ettari nuovi sono stati impiantati in località I Poggi, mentre le operazioni principali si concentreranno su Madre. Ristruttureremo 10 ettari dei quali 3,5 da reimpiantare nelle altre due zone, dove abbiamo individuato le aree più vocate dopo lo studio di suoli”.

L’altro progetto della nuova gestione è la raccolta e la vinificazione separata delle uve, che si collega all’ipotesi della costruzione di una nuova cantina. È già realtà invece lo shop aziendale, completato quest’anno al posto del vecchio ristorante. “Riceviamo circa 10.000 visitatori all’anno, crediamo molto nell’enoturismo – dice Trost – abbiamo in mente anche di ristrutturare i poderi sempre nell’ottica dell’accoglienza”. E non è finita qui: la vendemmia, che si avvale anche di un selettore ottico per aumentare la qualità della cernita e di raccogliere l’uva in tempi diversi, dal 2020 sarà biologica. “Un modo per far diventare la viticoltura ancor più sostenibile”, aggiunge Trost.

Innovazione e tecnologia, dunque, ma anche grande rispetto per la tradizione. “Gran parte del personale è lo stesso della vecchia gestione – assicura Federico – come Claudio Ferretti, che è nato a Poggio Antico e ha sempre lavorato qui con sua moglie. È andato in pensione da un paio di anni ma continua a collaborare con noi. Claudio è il responsabile dei vigneti, e in futuro toccherà a suo figlio Jacopo che abbiamo già assunto”. Ferretti è apicoltore per hobby e da lì è nata un’altra idea: Poggio Antico in futuro produrrà del miele. E in cantiere c’è anche l’allargamento degli uliveti (obiettivo 5 ettari entro il 2026). Perché la biodiversità è uno dei segreti vincenti di Montalcino.