Dall’Amarone al Brunello, rispettando sempre la tradizione: la storia di Podere Casisano della Tommasi Family Estates

Tra le silenziose colline toscane, circondato da nobili vigneti e oliveti secolari, sorge Podere Casisano, splendida terrazza naturale che domina la zona sud-est del territorio di Montalcino, tra l’Abbazia di Sant’Antimo e la vallata del fiume Orcia, di proprietà dei Tommasi, storica famiglia veneta produttrice di vino dal 1902, quando Giacomo Battista Tommasi acquisì un piccolo terreno nella Valpolicella Classica. Il nuovo ciclo della Tommasi Family Estates si è aperto ufficialmente con l’ingresso nel 1997 della quarta generazione, composta da nove membri fra fratelli e cucini. Tra questi l’enologo Giancarlo Tommasi, che spiega come “uno degli obiettivi fosse quello di crescere a livello di proprietà vitivinicola, sempre facendo attenzione alla qualità, sia qui in Veneto che nel resto d’Italia. Il nostro sogno era la Toscana ma ancor più specificatamente Montalcino, per la sua storia e per ciò che il Brunello rappresenta nel mondo. Visitammo la zona e trattammo qualcosa ma era fuori portata. Decidemmo allora di migrare più a Sud, in Maremma, con l’acquisto di Poggio al Tufo. La Maremma è stata la nostra palestra, ci siamo allenati a lavorare uve diverse in attesa di ripuntare su Montalcino”.

Dopo altre acquisizioni in Puglia e nell’Oltrepò Pavese, il Brunello entra finalmente nell’orbita della Famiglia Tommasi nel 2015. “In ballo c’erano tre aziende – ricorda Tommasi – ma Casisano ci convinse per diversi motivi: la dimensione sufficiente da giustificare un investimento a lungo termine, la bellezza del paesaggio e la qualità del terroir e del vino che mostrava delle grandi potenzialità. Per noi è stato il coronamento di un sogno, aver potuto aggiungere all’Amarone Classico un’altra chicca come il Brunello ci ha portato prestigio e notorietà”.

Dall’arrivo della Famiglia Tommasi non sono stati apportati grossi cambiamenti. È stato mantenuto il personale sia in cantina che in vigna (con l’aggiunta della collaborazione dell’enologo Emiliano Falsini) e anche la proprietà è rimasta intatta: 53 ettari totali, dei quali 12 di oliveto e 22 di vigneto: 9 a Brunello, 7 a Rosso di Montalcino e 6 a Sant’Antimo che sono stati reimpiantati (la prima vendemmia è stata nel 2019). Annualmente vengono prodotte 45-50.000 bottiglie di Rosso di Montalcino, 40.000 bottiglie di Brunello (sul commercio c’è l’annata 2015, la prima completamente prodotta dalla nuova gestione, che ha dato grandi soddisfazioni alla stampa straniera, Wine Spectator in primis) e 4.500 bottiglie di Brunello Colombaiolo, il cru dell’azienda che deriva dall’omonima parcella, che i Tommasi hanno trasformato in Riserva allungando di un anno l’invecchiamento. Negli ettari a Sant’Antimo, invece del tradizionale cordone speronato, è stato testato l’impianto a guyot “che conosciamo a menadito perché lo utilizziamo in tutta Italia – dice Giancarlo – vedremo nei prossimi anni come si comporta per valutare un’eventuale conversione”.

Una delle ricchezze di Casisano è la sua posizione strategica per esposizione, ventilazione e altitudine, 480 metri sopra il livello del mare, che aiuta molto considerato il cambiamento climatico. “La viticoltura non è certificata bio ma lavoriamo come se lo fosse, dalla vigna alla cantina fino al packaging con materiale riciclabile. La nostra famiglia è da sempre sensibile all’ecosostenibilità e al rispetto dell’ambiente”. Quanto al futuro, in progetto ci sono un ampliamento della parte di cantina relativa allo stoccaggio e l’attivazione del servizio di ospitalità, per puntare sull’enoturismo ed offrire ai visitatori le bellezze naturali, artistiche ed enogastronomiche che il territorio di Montalcino custodisce da secoli.