Il rispetto della terra prima del profitto: la filosofia di Andrea Cortonesi e della sua cantina di Brunello, Uccelliera

Nel novembre 2018 uno dei più grandi giocatori di basket di sempre, Lebron James, immortalò un Brunello di Montalcino nella sua storia sul profilo Instagram, seguito da oltre 66 milioni di follower. Quel Brunello era una Riserva 2006 di Uccelliera, cantina di Montalcino diretta da sempre da Andrea Cortonesi. Proveniente da una famiglia di mezzadri legati all’agricoltura, al rispetto della terra e al paese di Castelnuovo dell’Abate, Cortonesi comincia a lavorare in un’azienda agricola del territorio a 14 anni e continua come dipendente fino al 1999, quando si dedica definitivamente a quello che aveva iniziato come un hobby: il podere Uccelliera, casolare con terreno acquistato nel 1986. “Dell’agricoltura all’antica avevo appena fatto in tempo a conoscere gli ultimi bagliori – racconta Cortonesi – poi tutto è cambiato, ma da quel mondo ho ricevuto l’amore per la terra e tre concetti basilari: osserva, ascolta e accompagna la natura. E poi la ricerca di un rapporto con questa terra che andasse oltre ad un risultato imprenditoriale puro e semplice”.

All’inizio a Uccelliera c’era soltanto un piccolo vigneto di neanche mezzo ettaro, per uso personale. Andrea ne pianta subito due ettari (adesso sono 8, di cui 6 a Brunello, per una produzione di 50-60.000 bottiglie annue di cui la metà tra Brunello e Rosso di Montalcino). Potrebbero essere di più, ma preferisce salvaguardare gli olivi plurisecolari intorno al podere, scelta che può sembrare strana, vista la differenza di resa con la vite. “Non potevo toglierli – dice Cortonesi – l’olio è l’anima di Montalcino, in passato la vita contadina si fondava quasi più sull’olio che sul vino. La forza di un’azienda è saper offrire un’espressione completa del territorio. Ci sono valori che vanno aldilà del profitto”. Gli olivi sono rimasti al loro posto perché erano il simbolo della proprietà. Stessa cosa per il podere antico, che nonostante una ristrutturazione ha conservato le sue caratteristiche originali.

Uccelliera, i cui vigneti confinano con le antiche cave di alabastro con cui è stata costruita l’Abbazia di Sant’Antimo, ha assistito a diversi secoli di storia. “È uno dei poderi più antichi di Montalcino. La storia certo non influisce sulla terra, ma sul comportamento di chi la lavora. Insegna il rispetto e la volontà di andare avanti”, ricorda Andrea, che sul motivo del nome spiega che nel Medioevo c’era una piccola torre di controllo per i falconieri. E i volatili hanno influenzato due etichette: il “Rapace”, un Igt di tre vitigni (70% Sangiovese, 20% Merlot e 10% Cabernet) che vinificano insieme, e il Brunello di Montalcino di Voliero, che gestisce sempre Cortonesi in collaborazione con altri produttori. “Proviene da vigneti del versante che guarda Sant’Angelo in Colle. Dato che le caratteristiche di uva e vino sono diverse, nel rispetto di questo territorio ho preferito chiamare il prodotto con un altro nome rispetto ad Uccelliera”.

Sul futuro Cortonesi ha le idee chiare. “La prospettiva migliore è di considerare la situazione attuale non come punto di arrivo ma come punto di partenza. E poi avere la consapevolezza di riconoscere che chi ci ha preceduto ha fatto un grande lavoro per farci vivere oggi questa realtà. A noi spetta il compito non solo di preservarla ma anche di darle un input, puntando sulla sostenibilità, sulla qualità della vita e su un paniere enogastronomico che contiene tantissimi prodotti di eccellenza, dal miele all’olio al tartufo, per contribuire a rendere Montalcino sempre più al centro dell’attenzione”. E un campione dello sport come Lebron James che degusta il Brunello è il segnale che la strada sia quella giusta.