Da Napoli a Montalcino: Centolani, l’azienda di Brunello nata… dalla passione per la caccia

Lì dove nel Medioevo i monaci agostiniani producevano vino, da cinquant’anni sorge la Tenuta Friggiali, acquistata nel 1980 dall’avvocato napoletano Giovanni Peluso per soddisfare la sua passione di cacciatore. “Caccia grossa – precisa la figlia Olga Peluso Centolani, oggi comproprietaria assieme al fratello Davide della società agricola Centolani, che comprende Friggiali e Pietranera – mio padre ha girato l’Africa cacciando elefanti e leoni. Comprò questo podere, 4 ettari di Brunello con un’immensità di bosco, per questo motivo. La cosa buffa è che una volta acquisita l’azienda fu preso dal rimorso, da un senso di colpa, e smise di andare a caccia. Però in questo modo mi ha consentito di vivere in un posto bellissimo, con   vigne curate come un giardino”. Olga Peluso Centolani, neolaureata in Giurisprudenza, decide di non seguire le orme del padre. “La professione di avvocato non l’ho mai esercitata. Il vino è sempre stato la mia passione, avevo anche studiato francese in Borgogna. Così nel 1986 mi sono trasferita a Montalcino e ho cominciato a dirigere l’azienda. Eravamo una delle primissime famiglie napoletane a sbarcare in Toscana”.

Nel 1987 viene creato il marchio Tenute Friggiali, seguito dalla riorganizzazione di cantina e vigneti. Ai quattro ettari iniziali si aggiungono altri 20 in pochi anni, fino ad arrivare ai 45 ettari totali grazie all’acquisto, nel 1995, di un complesso di vigne attorno al Castello della Velona, in località Pietranera. Di questi 45 ettari 43 sono iscritti a Brunello. “Puntiamo sull’assoluta esaltazione dei piccoli cru – spiega Olga – distinguiamo nelle nostre due tenute almeno otto-nove singoli vini differenti e per ogni singolo appezzamento variamo la politica agronomica. Anche perché a Friggiali, per esempio, esistono tre altitudini diverse”. Ai Brunello di Friggiali e Pietranera, e alla loro rispettiva Riserva nelle grandi annate, si aggiunge il Brunello Poggio Tondo, un’etichetta pensata per la grande distribuzione. “Ci consente di allargare i nostri mercati. Pietranera e Friggiali nell’alta ristorazione e all’estero, Poggio Tondo a Carrefour o Conad. Senza che questo comporti un abbassamento del prezzo”.

I restanti due ettari di Centolani sono a Igt Toscana e Sant’Antimo e producono due vini, Terre di Focaia e Le Logge di Pietranera. “A me piace la sperimentazione così come il rapporto continuo e perenne col mercato, perché è il mercato che orienta le mie scelte. Per quanto riguarda il Brunello sono tradizionalista, e quindi botte larga, vino di grande invecchiamento, eleganza e armonia. Per Igt e Sant’Antimo invece mi diverto. Uno è al 100% Sangiovese invecchiato in tonneaux, l’altro è un blend di Sangiovese e Cabernet”.

Delle 300.000 bottiglie prodotte all’anno, 250.000 sono di Brunello. L’export vale il 70%, “andiamo molto forti in Usa, Canada e Nord Europa – continua Olga Peluso Centolani – il lockdown, sembra strano a dirsi, non ci ha causato problemi, anzi. Il fatturato è cresciuto, ho triplicato le vendite negli Usa, anche grazie alla bravura del mio importatore. I periodi di difficoltà ci insegnano a pensare a nuove strategie commerciali, per esempio arrivando a consegnare il vino direttamente in casa del consumatore finale. E poi più offerta un’azienda è in grado di offrire e meglio è. Accanto al Brunello e al Rosso di Montalcino, offrire un Sant’Antimo fatto bene fa la differenza. Molto dipende da come ci mettiamo di fronte al problema. Se ci abbattiamo, non risolviamo nulla”.