Crollano i prezzi dei vini comuni ma il Brunello sbanca

In attesa di scoprire quale sarà l’effettivo esito della vendemmia 2015 arrivano i dati – elaborati da Ismea, istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, ed analizzati da WineNews, il sito più cliccato dagli amanti del buon bere – sulla salute del vino italiano nella prima parte del 2015. Se da una parte emerge un quadro non molto incoraggiante, a Montalcino i produttori di Brunello possono dormire sogni tranquilli.
Partendo dall’indice di fiducia delle imprese vinicole, emerge che questo scende di 8,1 punti nel secondo trimestre rispetto al primo, calo dovuto ad una frenata nelle esporazioni in volume (-2% tra gennaio e aprile), anche se va sottolineato il +6% a valore. Nel dettaglio, i vini fermi in stabili in volume, fanno +6% neegli introiti, con una crescita del valore medio all’export che si attesta al +6% per i vini Dop e al +4% per i vini Igp. Bene anche il “prezzo” all’export per i confezionati comuni, +9% a fronte di un -8% registrato dallo stesso prodotto sfuso. Ma quello che preoccupa di più, in realtà, è la tenuta dei prezzi dei vini comuni, già trascinati in basso dalla fortissima concorrenza spagnola (1,79 euro ad ettogrado per il bianco, 2,82 per rossi e rosati per i vini iberici, contro i 3,27 euro per i bianchi e 3,95 per i rossi e rosati italiani), che ha già portato ad un crollo del valore del -25% per i bianchi e del -7% per i rossi comuni italiani nel periodo gennaio-giugno 2015 sul 2014. E le previsioni di una vendemmia più abbondante della 2014 sia in Italia che in Spagna (ma anche in Francia), non regalano ottimismo in questo senso. E non sono positivi, nel complesso, neanche i dati sui vini Igt, con i bianchi che fanno segnare un -12% in valore per i vini bianchi e un -4% per i rossi.
Le buone notizie arrivano dai vini Doc e Docg, le cui quotazioni all’origine sono in crescita del 2% per i bianchi e del 6%. E, a guardare il borsino stilato da Ismea, sui dati di gennaio-giugno 2015, si parla di incrementi a doppia cifra per molti dei più importanti vini a denominazione.
Guardando ai rossi, infatti, il Brunello di Montalcino spunta una quotazione di 890 euro al quintale (+18,1% sullo stesso periodo 2014), ma in marzo, sottolinea Ismea, ha superato anche i 1.000 euro. A seguire l’Amarone della Valpolicella, quotato 875 euro al quintale, e poi il Barolo, a 726 euro (+3,8%). Ai piedi del podio c’è il Nobile di Montepulciano, a 392 euro a quintale (+29,8%), seguito dall’Alto Adige Lagrein a 340, e dal Barbaresco a 333 (+20,1%).
Vengono poi il Valpolicella Classico a 250 euro (+2,7%), il Valpolicella a 240 (+4,3%), il Trento Pinot Nero a 230 (+9,9%) e, a chiudere la top 10, il Chianti Classico a 226 euro con il vino del Gallo Nero che è quello che è cresciuto di più in percentuale, con il +31,2%.
Tra i biachi Doc e Docg, invece, l’Alto Adige dominano la top 10: il vino più quotato, con 450 euro al quintale, è l’Alto Adige Traminer aromatico, seguito dall’Alto Adige Pinot Bianco con 261, e dall’Alto Adige Pinot Grigio a 255 (+3,3%). Ai piedi del podio dei bianchi più quotati ancora Alto Adige, con il Terlano Pinot Bianco a 252 euro (+5,2%) e con lo Chardonnay a 232 (stabile).
Posizione n. 6 peril Cortese di Gavi, a 226 euro al quintale, che è anche il vino cresciuto di più (+40%) seguito dal Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene a 217 euro (+6,4%). A chiudere le prime 10 posizioni, nell’oridne, il Trento con 180 euro a quintale (stabile sul periodo gennaio-giugno 2014), il Trentino Pinot Grigio e il Valdadige Pinot Grigio, entrambi a 167 euro e con un incremento dell’1,5%.