Biodiversità, tradizione e amicizia: i tre valori di SassodiSole

Biodiversità, tradizione e amicizia sono i tre concetti che ruotano intorno a SassodiSole, azienda di Brunello a nord-est di Montalcino, all’interno del meraviglioso parco Unesco della Val d’Orcia. Biodiversità, perché su 90 ettari totali soltanto 10 sono vitati (e certificati biologici): la restante parte è composta da oliveto, bosco, grano e girasoli. Tradizione, perché va bene lo sguardo al futuro ma non si deve mai dimenticare il proprio passato (un esempio è l’esclusivo utilizzo di botti grandi). Amicizia, ospitalità e convivialità, “perché chi viene da noi deve sentirsi a casa e, come dico sempre, davanti ad un bicchiere di vino se non si è amici prima lo si diventa dopo”, spiega Roberto Terzuoli, alla guida di una realtà a gestione familiare dove convivono armoniosamente prima, seconda e terza generazione. Oltre a Roberto c’è il babbo Bruno e il figlio Tommaso, 12 anni e una gran voglia di seguire le orme della famiglia.

La tradizione familiare è ben impressa nel nome dell’azienda. “Dove è nata la cantina – racconta Roberto – c’era un grande sasso, adesso posizionato all’ingresso della proprietà. All’ombra di quella pietra mio nonno e gli altri contadini mettevano il fiasco di vino e l’acqua. Quando andavano a dissetarsi capitava, per sbaglio, di toccare il sasso, che scottava, e allora dicevano: questo sasso è fatto di sole! Questo ha ispirato sia il nome della località che il nome della nostra azienda”.

Dei 10 ettari vitati, tutti a Sangiovese, 4 sono a Brunello, uno a Rosso di Montalcino e 5 ad Orcia Doc. Le bottiglie annue prodotte sono circa 60.000, di cui un terzo di Brunello. C’è anche una piccola selezione, una scelta di uve che passa 4 anni in legno di cui si occupa esclusivamente Bruno Terzuoli (porta il suo nome anche in etichetta). Da quattro anni SassodiSole esce anche con uno spumante di Sangiovese. “Una novità da offrire in un mercato che cambia molto rapidamente – commenta Roberto – fermo restando che Brunello e Rosso di Montalcino sono i pilastri e non possono seguire le mode. Perché noi veniamo da lì, è la nostra identità”.

SassodiSole esporta in 18 Paesi, l’export adesso è schizzato al 95% perché l’Italia è quasi ferma ma in situazioni normali vale il 60%. “Vado controcorrente, non esiste che vendi in tutto il mondo e poi non trovi i prodotti a casa tua”, sottolinea Terzuoli, che si dichiara tutto sommato soddisfatto nonostante il periodo. Merito dell’annata 2015 e del grande appeal del Brunello. “Abbiamo giocato in difesa, ma abbiamo giocato bene”.

Roberto Terzuoli è anche consigliere della Fondazione Territoriale del Brunello di Montalcino, emanazione culturale del Consorzio del Brunello nata circa tre anni fa con la missione di reinvestire a Montalcino parte dei profitti ottenuti dalla produzione e dalla vendita del Brunello, attraverso progetti di sviluppo territoriali. Tra questi la gestione di un marchio collettivo, di cui è proprietario il Distretto Rurale di Montalcino (sistema di governance territoriale riconosciuto dalla Regione Toscana nel 2016 che riunisce associazioni di categoria, attività economiche del territorio e l’amministrazione comunale, rappresentata dal sindaco Silvio Franceschelli, che ne è presidente), che potrà essere utilizzato su alimenti prodotti, trasformati e confezionati a Montalcino, dal tartufo all’olio, dal miele allo zafferano, dal farro al formaggio. “Il nostro compito – dice Terzuoli, referente assieme a Francesco Marone Cinzano di Col d’Orcia del Distretto Rurale – è di promuovere il marchio, dargli una risonanza economica sul mercato e attribuirlo a prodotti legati storicamente al territorio. Non perdendo d’occhio il nostro obiettivo principale, ovvero l’attenzione verso il sociale”.