La biodiversità è rispetto per la natura e filosofia di vita. La Serena, il Brunello di Montalcino è amore per la terra e per la scienza

L’esperienza che nasce da una tradizione familiare legata alla terra, la conoscenza del territorio, il rispetto per la natura come gesto di amore per il luogo dove questa bella storia è nata ed ha preso il volo. C’è tutto questo, e molto altro ancora, nell’azienda La Serena, brillante realtà che fa della qualità produttiva e della genuinità un marchio di fabbrica. Per risalire alle origini bisogna tornare indietro nel 1933-1934 quando Santi Mantengoli compra La Rasa, un podere di circa 20 ettari nel versante est di Montalcino. Il nome fu trovato dalla famiglia in un libro di trascrizioni della vita di Montalcino risalente al quindicesimo secolo, si trattava di un regalo di nozze di una nobildonna senese. La famiglia Mantengoli è “montalcinese purosangue” e va molto fiera del fatto di essere sempre stata la proprietaria del loro piccolo podere e mai mezzadri. Ciò significa che ha sempre lavorato per sopravvivere con i frutti della propria terra: cereali per il pane, olio dagli olivi ed anche il vino che all’inizio rappresentava solo la parte marginale dei guadagni. Ma il duro lavoro ha portato anche a conoscere la terra alla perfezione, capirne i suoi ritmi e le sue esigenze.

L’azienda di Santi si è poi ripartita tra i figli e fu Ennio a dare il via a piccole acquisizioni di terreni proseguite poi dal figlio Andrea, acquisizioni finalizzate ad aumentare la dimensione aziendale. La prima è datata 1987 e riguarda i terreni dove è stata poi costruita la nuova cantina. Attualmente l’azienda conta 60 ettari complessivi (circa 12 quelli vitati), accanto al vino ci sono altre colture tradizionali come i cereali e l’olio. A differenza di quanto accadeva nel passato, il vino rappresenta oggi l’attività principale ma a La Serena non si è mai persa la filosofia di base: il rispetto della terra e di tutte le sue colture. “Non siamo alla ricerca di un azienda monocolturale – spiega Andrea Mantengoli, al timone de La Serena – che oltre ad essere dannosa per l’ambiente che ci circonda con tutte le negatività che sono legate alla concentrazione della produzione va a snaturare il territorio. La biodiversità delle colture e del territorio produce ricchezza per gli occhi, per la mente e per il suolo.  Nel nostro approccio le viti sono presenti laddove sono sempre state e gli oliveti mantengono la loro posizione, non per pigrizia, ma per rispetto. Forse questo può essere considerato eroismo, per noi viticoltura eroica è anche riuscire a mantenere dei punti fermi”.

Ma essere un’azienda lungimirante e pronta a vincere le sfide del presente e del futuro, richiede pure un’apertura alle innovazioni. E anche in questo frangente La Serena si è fatta trovare pronta. “Se vogliamo parlare di sperimentazione intesa come conoscenza – continua Mantengoli – allora si apre una finestra a noi cara. Conoscere ed usare al meglio la tecnologia è vitale. La differenza fondamentale tra agricoltura biologica dei nostri giorni ed agricoltura biologica del passato è che oggi si conosce il vero motivo per cui alcune pratiche forniscono risultati migliori rispetto ad altre. Per questo motivo siamo attratti dalle ricerche scientifiche e forniamo il nostro piccolo contributo alle università con la ricerca: misurazioni, informazioni preziose per i DDS che accrescono anche le nostre conoscenze”.

Andrea è fedele alla filosofia del vino “che non si fa in cantina” ma che si ottiene dalla cura della vigna e dal risultato di tante piccole azioni necessarie a far emergere il plus che dà questo territorio. Il suo amore per la terra è iniziato presto, quando accompagnava il nonno guidando il trattore: da sempre la sua vita, come quella del fratello e dell’intera famiglia, è stata scandita dal ritmo della natura e delle stagioni. L’azienda negli anni è cresciuta, nel 2003 vengono avviate le lavorazioni per la costruzione della cantina. Una piccola curiosità: la cantina ha come indirizzo loc. La Serena e “probabilmente si tratta di uno dei pochi casi in cui il vino dà nome al luogo, che è stato riconosciuto come nuovo toponimo”, spiega Andrea che poi apre una parantesi sulla genesi del nome. “Quando si è prodotta la prima annata di Brunello ci siamo trovati di fronte ad una scelta non da poco”. E quindi fare come tutte le altre aziende dell’epoca a conduzione familiare che avevano utilizzato il nome del podere, oppure inventarsi qualcosa di particolare. Per Andrea usare La Rasa era poco distintivo, altre famiglie potevano utilizzare nomi simili, da questa convinzione nasce la scelta, all’epoca coraggiosa, di puntare su un nome di fantasia “quello che oggi tutti chiamano brand”. Qui entra in gioco anche Marcello, il fratello gemello di Andrea, studente di architettura e design. Nasce La Serena, nome di donna che evoca tranquillità, la stessa che serve per godere appieno il piacere di un bicchiere di vino. Il marchio è accompagnato anche da un logo dove si ritrovano la “M” di Mantengoli e la “R” di Rasa.

A Marcello, divenuto nel frattempo architetto professionista, si deve anche il progetto di realizzazione della cantina che ha seguito i principi della bioarchitettura, un edificio-gioiello che punta su autonomia, rispetto ambientale e recupero di ogni fonte di energia. La produzione (la prima bottiglia di Brunello de La Serena vede la luce nel 1988) oltre al Rosso di Montalcino, il Brunello di Montalcino (e il prelibato olio extravergine di oliva), include anche il Brunello di Montalcino “Gemini” che è contemporaneamente Riserva e “single-vineyard”. La produzione di Brunello di Montalcino si attesta intorno alle 30.000/40.000 bottiglie all’anno, l’export tocca quota 80% con Stati Uniti, Russia, Inghilterra, primi Paesi di riferimento. Mantengoli è orgoglioso di fare questo lavoro e si ritiene fortunato a portarlo avanti nel posto dove è nato. “Il Sangiovese sembra trovare a Montalcino la sua patria perfetta, qui raggiunge l’equilibrio massimo”. Cin cin alla storia e al futuro.