Brunello di Montalcino, oliveti ed alberi da frutto: da Tornesi la biodiversità è di casa

Una storia che continua da oltre 150 anni nel segno della continuità, dei valori della famiglia e di quel fare artigiano e genuino che profuma di inesauribile ricchezza. L’azienda Tornesi si identifica con il podere le Benducce che fu acquistato nel lontano 1865 da Narciso Tornesi. In questa terra, che dista poche centinaia metri dal centro storico di Montalcino, si è costruita mattone dopo mattone una realtà solida e uno degli esempi più brillanti di cosa sia veramente la biodiversità a Montalcino. Un patrimonio prezioso dove convivono, oltre ai vigneti da cui nasce il Brunello di Montalcino, 420 olivi e 120 alberi da frutto tra cui ciliegi, peschi, susini, meli, peri, mele cotogne, melograni, albicocche, fichi e altro ancora.

La storia aziendale, rigorosamente di famiglia, avviata da Narciso, prosegue grazie a Giuseppe e, in seguito , a Gino Tornesi, il padre di Maurizio, colui che ha insegnato al figlio l’arte di fare il vino. Una data simbolo è il 1993, il primo Brunello di Montalcino firmato Tornesi (uscito sul mercato nel 1998). Si conclude un lungo cammino iniziato nel 1967 con la prima vigna iscritta a Brunello da Gino che fu anche uno dei primi soci del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino che nacque un anno prima, nel 1966. In realtà a casa Tornesi il vino è sempre stato presente ma fino agli anni ’90 non veniva imbottigliato ma soltanto venduto sfuso. Gino e Maurizio divennero “imbottigliatori” proprio in quegli anni e poco dopo, era il 1991, venne prodotto il primo Rosso di Montalcino uscito poi nel 1993.

Oggi è Maurizio Tornesi a guidare l’azienda vitivinicola insieme alla moglie Renata e alle figlie Elisa e Valeria con mamma Renata, 93 anni di vivacità, a dare sempre quel fondamentale tocco di esperienza e di saggezza. I Tornesi adottano metodi meticolosi ed ecologici per crescere i loro vigneti ed oliveti. No ai diserbanti, sì alle concimazioni organiche. Tutte le lavorazioni legate alla produzione avvengono per la quasi totalità a mano, curate da mani sagge e mature. I cinque ettari di vigna a Sangiovese, attorno al poggio delle Benducce a Castelnuovo dell’Abate, sono baciati da un microclima favorevole grazie alla vicinanza del mare e al Monte Amiata. La vendemmia è manuale, i terreni sono principalmente composti da galestro e sasso e ciò favorisce un buon drenaggio delle acque piovane. I vigneti si trovano in zone completamente differenti, una diversità che abbraccia anche il terreno, l’esposizione e l’altitudine. Le vigne situate a 300 metri slm regalano vini più strutturati, mentre quelle situate a circa 600 metri s.l.m rendono i vini più eleganti e profumati. Il risultato della diversità si traduce in equilibrio. La produzione annuale è di circa 25.000 bottiglie, numeri che non sono standard ma che variano in base alle annate, così come la Riserva prodotta solamente nelle vendemmie migliori. La tenuta conta 9 ettari complessivi, la quota export legata al vino si attesta al 70% con Usa (New York e California) ed Europa (Belgio, Danimarca e Svezia) come primi mercati di riferimento.

La vita dell’azienda è stata segnata anche da investimenti, come la costruzione della nuova cantina nel 2010, dotata di attrezzature all’avanguardia ma che mantiene inalterata la genuinità del prodotto, uno dei fiori all’occhiello di Tornesi che punta anche sull’accoglienza grazie alla suggestiva terrazza panoramica da cui si può godere di un bellissimo panorama con vista sulla Valdorcia e il Monte Amiata.

“Fare il vino – spiega Maurizio Tornesi – è una passione legata all’amore della famiglia alla terra che a sua volta è l’espressione del proprio territorio e delle condizioni climatiche. Questo dona ogni anno un vino diverso e unico”. Insieme alla mano e all’esperienza di chi quelle vigne le conosce alla perfezione. “Il vino – aggiunge Elisa Tornesi – rispecchia il carattere del vignaiolo, è l’espressione del produttore e della sua famiglia”. Elisa ci spiega anche una storica curiosità. “Il nostro logo è composto dai tre colli e proviene dallo stemma municipale del Comune di Montalcino dove, in realtà, ce ne sono sei ma noi ne abbiamo messi tre. Il simbolo è invece il cuculo perchè il nonno di Maurizio, Giuseppe, parlava a voce molto alta: nei paesi usano i soprannomi e la gente del posto incominciò a chiamare la famiglia Tornesi, “Cucculo”. Così, nel 1991, con la prima etichetta è nato il nostro logo, i tre colli con il “cucculino” sopra”.